Uva Ogni acino di uva, bianca o rossa che sia, contiene la forza delle radiazione solari, che può essere usata per molteplici scopi. Uno dei più rinomati è quello di mangiarne tre acini la mattina a digiuno, per preservare la buona salute. Mangiarne la notte dell'ultimo dell'anno porta fortuna e realizzazione. Per far crescere i propri figli lontani da cattive compagnie e dal flagello della droga, bisognerà donare ad un povero dei grappoli d'uva, pensando mentalmente a ciò che si desidera.
Vaniglia Nel centro-Africa si usa la vaniglia per fare delle potenti legature d'amore, addirittura indissolubili, perché si servono dell'incantesimo degli spiriti negativi della terra. E' sufficiente piantare dei semi di vaniglia vicino alla casa della persona da ammaliare, per far nascere un amore che durerà tutta la vita. Il baccello di vaniglia messo sotto alcool da liquori, sarà indispensabile per ottenere la visione della persona amata.
Verbena La verbena è sempre stata molto amata dai maghi della bassa Italia, oltre ad essere la pianta dedicata a Venere e, quindi, propiziatrice di fortuna in amore. La donna che dona all'innamorato una ghirlanda di verbena, può essere sicura che non verrà tradita per almeno un anno. Portata al collo, rende felici i bambini ed evita che bagnino le lenzuola. Ha il potere di riconciliare i nemici e, secondo Alberto il Grande, insuperabile sapiente, i ragazzi che portano le radici di verbena in tasca sono studiosi, amanti delle scienze e sempre di ottimo umore. Le foglie sparse sui campi e nelle vigne rendono fertili i terreni; messa in casa, attira la prosperità e scaccia gli spiriti maligni. Sempre secondo Alberto il Grande, il decotto di radici di verbena, acqua distillata e miele, bevuto ben caldo, calma gli accessi d'asma.
Veronica Chiunque nel 1600 a Siena avesse dei problemi sessuali (impotenza, sterilità ecc.) portava con se, il mese di marzo o di settembre, i fiori di veronica avvolti in un foglietto. Dopo un mese si vedevano grandi risultati. La veronica si crede sia una pianta nata dove la donna omonima deterse il volto del Cristo sul calvario.