IL NUOVO TESTAMENTO – storico

L'inizio del Vangelo secondo Marco: Gesù il messia, il Figlio di Dio che compie la Scrittura.

Una delle prime cose che colpisce il lettore preparato del Vangelo di Marco è come le sue tradizioni siano profondamente radicate nella concezione ebraica del mondo. Il libro comincia, come molte biografie antiche, dichiarando il suo argomento: «Inizio del vangelo di Gesù, Cristo» . I lettori che vivevano nel mondo greco-romano non avrebbero riconosciuto "Cristo" come nome; per molti di loro non era neanche un titolo significativo. La parola deriva dal verbo "ungere" e di solito era riferita a qualcuno che aveva appena avuto un massaggio (con l'olio). "Cristo" è un appellativo nelle cerchie ebraiche, come equivalente greco della parola "messia". Quello di Marco, quindi, è un libro su Gesù il messia. Sappiamo che gli ebrei del I secolo attribuivano un'ampia gamma di significati all'appellativo di messia. Molti dei quali, però, possono essere rubricati in due categorie principali (che non necessariamente si escludono a vicenda). Per alcuni ebrei, il messia era il futuro re di Israele, che avrebbe liberato il popolo di Dio dai suoi oppressori e avrebbe stabilito uno Stato sovrano in Israele grazie al potere di Dio. Per altri, era un liberatore cosmico venuto dal cielo, che avrebbe ingaggiato una lotta soprannaturale contro i nemici degli ebrei e avrebbe riportato una vittoria divina sui loro oppressori. Verso il I secolo, entrambe le concezioni circolavano da tempo; entrambe, comunque, sottintendevano grandezza e potere. Marco comincia il suo Vangelo definendo Gesù "messia". Ma come vedremo - e come probabilmente chiunque l'abbia letto già sa - Gesù non si conformava a nessuna delle concezioni diffuse di questo appellativo. Gesù non aveva sconfitto i Romani in battaglia, né era arrivato dall'alto dei cieli per giudicare. Al contrario, fu mandato a morte senza tante cerimonie con l'accusa di tradimento contro lo Stato. Che cosa poteva mai significare definire "messia" uno come lui? Questo è uno dei rebus che il Vangelo di Marco tenta di risolvere. Il carattere giudaico del Vangelo si fa ancora più evidente nei versetti che seguono. Prima però si afferma che la storia, o almeno la sua prima parte, è il compimento di un'antica profezia presente nelle Scritture ebraiche (Mc 1,9.-3, citata, ovviamente, nella versione greca dei Settanta. Poi appare un profeta, Giovanni Battista, che proclama un rito giudaico di battesimo per il perdono dei peccati. Il vestito e l'alimentazione di Giovanni ricordano quelle di un altro profeta, Elia, anche lui rappresentato nelle Scritture ebraiche. Insomma, questo Giovanni non solo pratica il battesimo, ma annuncia anche qualcuno che verrà dopo di lui e che sarà più forte di lui. Più forte di un profeta di Dio? Chi potrebbe mai essere più forte di un profeta? Allora fa la sua comparsa Gesù, che viene dal Nord della regione, dalla Galilea e dal villaggio di Nazareth. Battezzato da Giovanni e, quando emerge dall'acqua, vede il cielo squarciarsi e lo Spirito santo nelle sembianze di una colomba discendere su di lui. Poi sente una voce dal cielo, «Tu sei il Figlio mio, l"amato: in te ho posto il mio compiacimento» (1,11). La proclamazione sembra avere implicazioni importanti: Gesù viene subito sospinto nel deserto per confrontarsi con le forze del male (e «tentato da Satana», 1,13). Ritorna, vittorioso grazie all°aiuto di Dio (<<gli angeli lo servivano», 1,13) e comincia a proclamare l'arrivo imminente del regno di Dio (1,14-15). Siamo di fronte quindi a un Vangelo che comincia con la descrizione del predecessore di Gesù, il Figlio di Dio, per poi proseguire con la miracolosa proclamazione della sua discendenza divina. A questo punto, un lettore pagano avrebbe riconosciuto il carattere giudaico di questo racconto, ma l'espressione "Figlio di Dio" avrebbe di sicuro fatto risuonare in lui una corda familiare. Quando Gesù è proclamato Figlio di Dio (nientedimeno che da Dio in persona), la maggioranza dei lettori nel mondo greco-romano avrebbe pensato che l'autore volesse dire che era come altri figli di Dio - maestri ispirati dal cielo o regnanti, le cui prodigiose imprese avevano giovato alla razza umana. Ma, dato il carattere giudaico del resto dell'inizio, forse dovremmo cercare di capire che cosa del titolo di "Figlio di Dio" avrebbe pensato un lettore ebreo. Anche all'interno delle cerchie ebraiche si facevano nomi di persone speciali, dotate di poteri divini, capaci di operare miracoli e di impartire insegnamenti ispirati. Due di loro li conosciamo con il nome di Ianina ben Dosa e Honi I-Iameaggel. Questi uomini, pressoché contemporanei di Gesù, si pensava che intrattenessero una relazione intima con Dio e, di conseguenza, che fossero dotati di poteri speciali. Resoconti delle loro fantastiche azioni e dei loro meravigliosi insegnamenti sono stati registrati in fonti ebraiche di epoca posteriore. Ciò che rendeva speciali queste persone era la loro relazione esclusiva con l'unico Dio di Israele. L'idea che dei semplici mortali potessero intrattenere una relazione del genere risaliva essa stessa molto indietro nel tempo, come dimostrano le Scritture ebraiche, dove a qualche individuo si attribuisce a volte l'appellativo di "figlio di Dio" . Anche altri ricevono il titolo: in alcuni casi è l'intera nazione di Israele, attraverso cui Dio opererà il suo volere sulla terra (Os 11,1), in altri, a riceverlo sono i servi celesti di Dio, esseri che potremmo definire angeli (Gb 1,6; 2,1). In tutti questi casi nelle cerchie ebraiche, "il figlio di Dio" era qualcuno che aveva una relazione particolarmente intima con Dio, qualcuno che era stato scelto da Dio per portare a termine un compito, qualcuno che, quindi, mediava tra il volere divino e il popolo della terra. A volte a questi figli di Dio era associata la sfera del miracoloso. Che cosa vuole dire Marco cominciando il suo racconto con la dichiarazione, da parte di Dio in persona, che Gesù (il futuro condannato a morte come un criminale) era suo figlio? Possiamo partire alla ricerca di una risposta analizzando alcuni momenti-chiave nei primi capitoli del suo Vangelo, ricordando che le biografie antiche tendevano a stabilire il carattere del loro soggetto nelle prime scene.

Segue prossima uscita

 

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