Il mito di Leda e il cigno
Leda era l'affascinante regina di Sparta, figlia di Testio. Era stata sposa di Tindaro re di Sparta, e da lui aveva avuto due figlie: Clitennestra, che fu poi moglie di Agamennone e di Egisto, ed Elena, per la cui bellezza avvenne la guerra di Troia. Zeus se ne innamorò e per poterla vedere scese dal cielo e raggiunse la vetta del monte Taigeto. Mentre Leda dormiva sulle sponde di un laghetto, fu svegliata dallo starnazzare delle ali di un candidissimo cigno; intorno c'era profumo d'ambrosia che la stordiva e il cigno col suo collo sinuoso amorosamente accarezzò il suo viso, i suoi capelli e le sue braccia. Era Zeus che per avvicinarla si tramutò in cigno e appena la giovane regina si svegliò, si fece riconoscere e le preannunciò che dal loro amore sarebbero nati due gemelli, i Diòscuri: Càstore, gran domatore di cavalli, e Pollùce, invincibile pugile. Tutti e due sarebbero stati a difesa del paese e guida dei marinai, che consideravano come segno della loro protezione il fuoco di Sant'Elmo. Siccome Càstore era mortale e Pollùce immortale, quest'ultimo voleva essere mortale per amore del fratello. Zeus, impietosito, stabilì che ognuno di essi abitasse un giorno, vivo, sull'Olimpo e il giorno dopo, morto, nell'Erebo, dandosi cosi il cambio. Il mito però è confuso poiché alcuni autori sostengono che solo Elena sia di origine divina, mentre Polluce, Castore e Clitennestra erano figli di Tindaro. Altri tramandano che le uova deposte fossero due e che dalla prima nacquero Castore e Clitennestra come figli di Tindaro e di stirpe mortale mentre dalla seconda Polluce ed Elena, figli di Zeus. Alcune varianti del mito e la pittura si legarono a una lettura più semplice dell'episodio e immaginarono che i quattro figli uscirono tutti dall'uovo e che fossero tutti figli di Zeus. Leda, il cigno, le due uova ed i quattro figli, dipinto di Francesco Melzi, 1505 circa esposto nella Galleria degli Uffizi di Firenze. Secondo un'altra versione del mito, Zeus, in veste di cigno inseguito da un'aquila, si rifugiò nel grembo di Nemesi e in seguito all'amplesso Nemesi depose un uovo che Ermes mise tra le cosce di Leda, mentre era seduta su uno sgabello a gambe divaricate. A tempo debito la donna diede alla luce Elena e Zeus immortalò l'immagine del Cigno e dell'Aquila nel cielo a memoria della sua avventura, mentre Leda fu divinizzata in seguito col nome di dea Nemesi. Si pensa anche che per probabile assonanza dei nomi, Leda fosse la dea Leto (Latona), che generò Apollo ed Artemide a Delo. Il mito dell'uovo color giacinto ricorda quello dell'uovo rosso pasquale chiamato glain che i Druidi cercavano ogni anno sulla riva del mare. Secondo il mito celtico l'uovo veniva emesso dalla dea nella sua metamorfosi in serpente marino e la leggenda di Leda con l'uovo posto tra le cosce è forse scaturita da una raffigurazione della dea accovacciata su uno sgabello da partoriente ed in procinto di partorire Apollo con la testa del dio che le usciva dal grembo. l'oggetto che vedete è un sigillo di epoca romana, circa primo secolo avanti Cristo, è in ossidiana e fu scolpito nella stessa Roma. Veniva portato dalle matrone romane per augurarsi numerosa prole e tanta fertilità, oltre alla protezione di Giove. Mi fu regalato tanti anni fa da una mia amica e apprendista che lo aveva ricevuto dal padre che lo trovo all'inizio del '900 in una spiaggia poco distante da Ostia Antica. lo conservo con grande cura perchè è una vera rarità. Veniva usato come sigillo o come cameo da portare al collo.