IL NUOVO TESTAMENTO

Il ritratto di Gesù in Matteo

Il Discorso della Montagna

Poiché stiamo applicando al Vangelo di Matteo un metodo redazionale, anziché storico-letterario, non seguiremo la procedura usata nel caso di Marco, cioè ricostruire lo sviluppo della narrazione e mostrare come lo svolgimento della trama fornisca indicazioni sull'identità del protagonista. Se avessimo abbastanza tempo e spazio, di certo potremmo proseguire per l'intero Vangelo cosi come abbiamo cominciato, alla ricerca di quanto l'autore ha aggiunto, tolto o modificato rispetto alla sola fonte che possiamo essere certi abbia utilizzato, il Vangelo di Marco. Ho optato, invece, per una semplice analisi di alcuni brani del Discorso della Montagna - uno dei momenti più memorabili del racconto di Matteo, poiché tramite l'esame di alcuni passi-chiave possiamo scoprire alcuni temi ricorrenti in tutto il resto del Vangelo. Gesù. Il nuovo Mosè e la nuova Legge, Il Discorso della Montagna. Abbiamo visto come Matteo paia voler raffigurare Gesù come un nuovo Mosè. Matteo suddivise il suo vangelo in cinque blocchi di argomenti ed alcuni studiosi hanno supposto che la divisione di questi insegnamenti in cinque blocchi principali si richiami alla divisione in cinque libri della Legge mosaica. Come ho già detto, gran parte del materiale contenuto nel Discorso della Montagna deriva da Marco dal momento che nel Vangelo di Luca questi passi tratti da Q sono sparsi ovunque e non concentrati in un solo luogo come in Matteo, è lecito pensare che il Discorso della Montagna costituisca una creazione di Matteo stesso. Assemblando vari materiali sparsi nelle sue fonti, l'evangelista ne ha ricavato una raccolta dei principali insegnamenti di Gesù di grande sapienza costruttiva. Uno dei messaggi portanti del discorso è la connessione tra Gesù e Mosè. Se la Legge mosaica era volta a fornire una guida divina agli ebrei in quanto figli di Israele, gli insegnamenti di Gesù erano volti a fornire una guida ai suoi seguaci in quanto figli del regno dei cieli (cfr. la frase riassuntiva alla fine del discorso, 7,24-28). Come ho gia detto, ciò non significa che i seguaci di Gesù devono scegliere tra Mosè e Gesù; devono seguire Mosè seguendo Gesù. Per Matteo, Gesù fornisce l'interpretazione corretta della Legge ebraica e i suoi seguaci sono tenuti a osservarla. Il discorso verte quindi in larga parte sulla vita nel regno dei cieli che, secondo quanto si afferma in 4,17 (subito prima del discorso), costituiva il tema principale dell'insegnamento di Gesù. <<Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Questo regno dei cieli non si riferisce al luogo in cui gli uomini vanno quando muoiono. Piuttosto, si riferisce alla presenza di Dio sulla terra, un regno che porterà alla fine di questa era annientando le forze del male. Quando Dio interverrà, i deboli e gli oppressi saranno esaltati, i ricchi e i potenti degradati. Ciò sembra essere la questione principale nella prima parte del discorso, le Beatitudini (la descrizione di chi sono i benedetti) che incontriamo in 5,3-1o.

Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

Beati i misericordiosi,

perche troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figlì di Dio.

Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

Come possiamo interpretare queste Beatitudini? Dato il fatto che Giovanni Battista prepara la scena per gli insegnamenti di Gesù, proclamando che la fine (cioè il regno) è prossima e che Gesù stesso afferma che il «regno dei cieli è vicino>› (4,17), sembra probabile che si riferiscano all'avvento del regno. Ciò nonostante, gli studiosi hanno dibattuto a lungo sulla precisa funzione che queste parole assolvono. Sono i requisiti che Gesù stabilisce per entrare nel regno? Sta dicendo che bisogna diventare poveri di spirito, per esempio, per ricevere il regno? Se per un verso è possibile, per l'altro Gesù non sembra tanto imporre rigide istruzioni quanto fare affermazioni di fatto. Sarebbe difficile pensare, per esempio, che possa voler dire che chi non sarà nel pianto non entrerà nel regno dei cieli. Forse allora le Beatitudini sono da intendere come rassicurazioni date a chi al momento non ha nulla, a chi e oppresso, debole o sofferente, perché quando il regno dei cieli verrà, riceverà la sua ricompensa. Chi ora soffre sarà confortato, chi ora ha fame di giustizia sarà saziato, e chi ora è perseguitato, perché fa ciò che è giusto, sarà vendicato. Attribuire alle parole di Gesù questo significato, però, solleva un altro problema interpretativo. Le Beatitudini suggeriscono che chiunque stia passando un periodo difficile sarà esaltato nel regno che verrà? O si rivolgono invece soltanto ai seguaci che erano con Gesù, cioè le sole persone con cui stava davvero parlando (5,1-1)? Difficile rispondere se prima non approfondiamo che cosa intenda Matteo con l'espressione “seguire Gesù”.

 

 

 

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