Matteo era ebreo?
Nonostante l'insistenza sul carattere giudaico di Gesù, alcuni studiosi sono arrivati a mettere in dubbio che Matteo fosse ebreo. La prova più interessante a sostegno di questa tesi riguarda l'interpretazione che Matteo dà di alcuni passi della Bibbia ebraica, in particolare di Zc 9,9, cosi come figura in Mt 21,5: <<Dite alla figlia di Sion / Ecco, a te viene il tuo re, / mite, seduto su un'asina / e su un puledro, figlio di una bestia da soma >>. Chiunque abbia dimestichezza con le Scritture ebraiche individua facilmente la forma letteraria cui questo passo appartiene. In tutti i Salmi e negli altri libri poetici, gli autori fanno spesso uso di parallelismi in cui il secondo verso di un distico ripete con parole diverse lo stesso concetto espresso dal primo. Qui il parallelismo è fra l' <<asina >> del primo verso e il <<puledro, figlio di una bestia da soma» del secondo. Matteo comunque sembra aver frainteso il parallelismo o almeno averlo capito in una maniera assai insolita. A quanto pare, infatti, secondo Matteo, il profeta parla di due animali diversi, un'asina e un puledro. Pertanto, quando Gesù si prepara per andare a Gerusalemme, i suoi seguaci comprano davvero due animali che lui sella per il viaggio in città (1.15-7; cft. Mc 11,7)! Alcuni studiosi hanno sostenuto che nessun ebreo istruito avrebbe commesso un errore del genere a proposito del passo in Zaccaria (nessun altro evangelista, possiamo aggiungere, lo fa); e quindi l'autore non poteva essere ebreo. La maggioranza degli esperti, però, non è convinta, in parte perché siamo a conoscenza di diversi autori antichi (come peraltro moderni), anche colti, che sembrano fraintendere quello che leggono. É il caso di alcuni studiosi giudei delle Scritture ebraiche, capaci a volte di interpretazioni bizzarre almeno quanto quella che Matteo da di Zaccaria (che troviamo anche in certe fonti rabbiniche tardive. Allo stato attuale, dunque, l'identità di Matteo non può che rimanere una questione aperta.
Il Vangelo di Matteo in sintesi.
Il Vangelo di Matteo fu scritto in greco, intorno all' 80-85 e.v. L'autore rimane anonimo; dev'essersi trattato di un cristiano di lingua greca, che viveva forse al di fuori della Palestina. Fra le sue fonti c'erano Marco, Q e M. Studiando le aggiunte, le omissioni e le modifiche apportate a Marco (cioè, attraverso la critica redazionale), possiamo avere un'idea di alcuni dei suoi temi principali. Nel racconto della genealogia e in quello della natività (assenti in Marco), l'autore calca la mano sul carattere ebraico di Gesù, il messia ebreo mandato dal Dio degli ebrei al popolo ebraico a compimento della Legge ebraica. In altri passi, come nel Discorso della Montagna (assente anche questo in Marco), il Gesù di Matteo insiste sull'importanza che i suoi seguaci aderiscano alla Legge ebraica. Matteo, difatti, raffigura Gesù come il nuovo Mosè, che fornisce la corretta interpretazione della Legge mosaica e si aspetta che i suoi seguaci continuino a osservarla. Gesù, comunque, è rifiutato dai leader ebraici, che sono aspramente criticati per la loro incapacità di osservare la Legge come Dio desidera.