Vangelo di Luca: Introduzione
Luca evangelista.
Poiché molti hanno cercato di stendere una narrazione degli avvenimenti compiutisi tra di noi, *secondo quanto ci hanno trasmesso quelli che furono fin dall’inizio testimoni oculari e sono diventati predicatori della parola, *così anch’io ho deciso, dopo accurate ricerche su tutte queste cose fin dalle loro origini, di scrivere per te un resoconto ordinato, egregio Teofilo, *affinché tu possa constatare la solidità dell’insegnamento ricevuto.
Luca è l’unico evangelista che premette al suo vangelo un prologo. In esso troviamo la scelta dei vocaboli greci, l’articolazione delle frasi e la costruzione bilanciata dell’ampio periodo che rivelano la capacità di uno scrittore, e nello stesso tempo la sua intenzione di presentare un’opera che ha diritto a una pubblica dignità e autorevolezza. I primi tre versetti, infatti, tracciano in maniera rapida la preistoria dell’opera lucana, indicando le sue fonti e il suo fondamento. Al centro sono menzionati gli avvenimenti che sono il compimento di un lungo cammino storico d’attesa e preparazione; avvenimenti che, con la loro eco e il loro prolungamento, giungono fino all’esperienza della comunità: “tra di noi”, dice Luca. Poi la tradizione vivente della parola da parte di quelli che hanno partecipato personalmente ai fatti e per questo hanno assunto il compito di trasmettitori qualificati e autorevoli. E infine l’ultima tappa più vicina a Luca: i vari tentativi di mettere insieme il materiale evangelico in una narrazione continua. Fra queste ultime fonti senz’altro vi è Marco, un poco di Matteo e un documento (fonte “Q”) che raccoglie le sentenze del Signore assieme ad alcuni brani narrativi. Nella seconda parte Luca presenta il suo metodo di lavoro, i criteri ispiratori e lo scopo. Per redigere la narrazione completa e ordinata, Luca lo dichiara apertamente, ha fatto ricerche accurate (anche presso Maria stessa, la Madre di Gesù), si è informato in modo esauriente risalendo fino ai primi ricordi degli avvenimenti trasmessi. Per questo motivo può garantire il suo amico Teofilo, al quale dedica lo scritto, che in esso troverà una sicura conferma di tutto quanto gli è stato detto o insegnato riguardo all’esperienza cristiana. Con questi quattro versetti, così densi e meditati, Luca si presenta come scrittore cristiano impegnato, come storico diligente e come teologo rispettabile. Con questa sua opera egli ha la coscienza di saldare l’oggi con la solidità della prima tradizione e di prolungare il cammino di quella storia salvifica che ha avuto la sua esplosione nella vicenda di Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio, l’ultima “parola” di DioPadre agli uomini.
Il Vangelo di Luca.
Luca si diletta a tracciare Gesù come supremo medico, sia dei corpi sia delle anime. Luca solo lo fa chiamare dai suoi compaesani medico (4,23) in atto di sfida: ma poco appresso, quasi per risposta alla sfida, ricorda che una potenza emanava da lui e medicava tutti (6,19; 5,17). Spiritualmente, poi, il Gesù tratteggiato da Luca è il misericordioso curatore dell’umanità languente, il pio confortatore degli afflitti, il mansueto che perdona ai più traviati. Quando scrisse il suo vangelo Luca? E’ assai probabile che il vangelo riceverà forma definitiva e vedrà la luce in Roma, piuttosto che in Acaia, o in Egitto, o altrove, come vorrebbero altre oscillanti tradizioni antiche. Come ho già detto, è certo che Luca ha conosciuto e impiegato il vangelo di Marco, comparso a Roma poco prima che Luca vi giungesse insieme col prigioniero Paolo (Col. 4,10). D’altra parte Luca da lungo tempo stava preparandosi alla composizione del suo vangelo e andava raccogliendo materiali per esso, come risulta dal prologo. La sua assistenza al venerato prigioniero Paolo, prolungatasi non meno d’un biennio, e la conoscenza del recente scritto di Marco cordialmente accolto dalla cristianità di Roma, dovettero essere due opportune occasioni per l’evangelista per colorire il suo antico disegno, spingendolo a scrivere in Roma stessa il suo vangelo.