Il NUOVO TESTAMENTO

Gesù, il messia di Israele. Il Vangelo secondo Matteo

Per molto tempo si è pensato che il Vangelo di Marco non fosse altro che un riassunto del Vangelo di Matteo, una sorta di versione economica da Oscar Mondadori. Oggi gli studiosi, però, la pensano esattamente al contrario: è Matteo ad aver usato Marco come una delle sue fonti. In che modo ciò può aiutarci a capire che cosa Matteo voleva mettere in rilevo con il suo racconto? Leggeremo questo vangelo di Matteo alla luce della cosiddetta “critica redazionale”; vedremo in sostanza come l'evangelista ha sottoposto il testo di Marco a una sorta di editing, aggiungendo, omettendo o rielaborandone alcune storie, e da ciò cercheremo di capire che cosa questi interventi ci rivelino del suo personale punto di vista. In particolare, vedremo quali siano i temi-cardine del Vangelo di Matteo attraverso due passi - fra i più noti e illuminanti - che non trovano riscontro in Marco: le storie della natività di Gesù a Betlemme e il lungo (tre capitoli) sermone detto “Discorso della Montagna”. Il Vangelo di Matteo è stato uno dei racconti della vita di Gesù più apprezzato dai primi cristiani. Ciò spiega forse perché gli fu assegnato l'onore di occupare il primo posto nel canone del Nuovo Testamento. La sua popolarità perdura fino ai nostri giorni, in gran parte per il fatto di preservare alcuni insegnamenti di Gesù fra i più cari e venerati, come le memorabili parole del Discorso della Montagna, fra cui le Beatitudini, la Regola aurea e il Padre nostro. Sono insegnamenti, questi, che hanno ispirato i lettori cristiani per secoli e li hanno convinti della grandezza di Gesù come maestro di principi religiosi. Possiamo cominciare a discutere del testo di Matteo riflettendo su alcune informazioni che abbiamo già acquisito. Non conosciamo il nome dell'autore; il titolo che leggiamo nelle nostre Bibbie (Il Vangelo secondo Matteo) fu aggiunto molto tempo dopo la stesura originale dello scritto. Il suo Vangelo è scritto in greco e, con ogni probabilità, per una cerchia di lingua greca; il che lascia supporre che non si trovasse in Palestina (altrimenti avrebbe usato l'aramaico, la lingua madre della maggioranza dei proto-cristiani di Palestina). Per costruire la sua narrazione su Gesù, si è servito di un'ampia gamma di fonti, di documenti scritti come di racconti orali che aveva ascoltato, magari dalla bocca di qualche evangelista o di qualche maestro cristiano della sua cerchia. Fra le fonti scritte di Matteo, c'erano il Vangelo di Marco e la raccolta di tradizioni che gli studiosi indicano con la lettera Q da "quelle" che significa fonte in tedesco. Se Marco fu composto intorno al 65 0 al 7o d.c. Matteo fu ovviamente scritto dopo, ma quanto dopo è difficile a dirsi. La maggioranza degli studiosi si accontenta di datare il libro intorno all'ultima parte del I secolo, per azzardare un'ipotesi, forse intorno all'8o o all'85 d.c.  Matteo, come per comodità continuerò a chiamare l'autore, seguendo l'esempio del predecessore Marco, raccolse varie storie su Gesù rifondendole in una narrazione compiuta delle sue parole e delle sue azioni, culminante nella morte e nella resurrezione. Un lettore antico probabilmente l'avrebbe considerata una sorta di biografia greco-romana e, di conseguenza, si sarebbe fatto una qualche idea sul possibile contenuto. Si sarebbe aspettato un'esposizione cronologica della vita di Gesù, che mettesse in risalto quelle parole, quelle azioni, quelle esperienze che rivelavano l'essenza del protagonista. Un lettore antico (o una lettrice), inoltre, si sarebbe aspettato che questo ritratto apparisse ben delineato sin dai primissimi avvenimenti. (Come nel caso di Marco, nemmeno con tutta la buona volontà potremmo riuscire mai ad affrontare tutti gli aspetti rilevanti di questo Vangelo. Uno dei commenti accademici più recenti a Matteo occupa tre volumi, il primo dei quali, da solo, arriva a quasi ottocento pagine! Qui prenderemo in considerazione 1° intero libro in una minuscola parte di quello spazio, e quindi ne gratteremo appena la superficie. Ma, se tu gratti una  superficie nei posti giusti, ti puoi fare almeno un'idea di ciò che c'è sotto.

Un approccio redazionale a Matteo

Abbiamo analizzato il Vangelo di Marco da un punto di vista che potremmo definire “storico-letterario". Abbiamo provato a leggerlo, cioè, alla luce del suo genere letterario (quello della biografia greco-romana), cosi com'era inteso in quel determinato contesto storico. Potremmo fare lo stesso con il Vangelo di Matteo, ovviamente, visto che, anche in questo caso, ci troviamo di fronte a una biografia di Gesù. E invece no. Dalla prossima puntata voglio introdurre un approccio diverso, proprio per dimostrare che esistono diversi modi di analizzare un testo.

 

I commenti sono chiusi