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Gli autori dei Vangeli: alcune considerazioni

Alcuni cristiani del II secolo, qualche decennio dopo la stesura della maggioranza dei Vangeli, sostennero che i loro preferiti erano stati scritti da due dei discepoli di Gesù - Matteo, il gabelliere, e Giovanni, il discepolo che Gesù amava - e da due amici degli apostoli - Marco, il segretario di Pietro, e Luca, il compagno di viaggio di Paolo. Difficile però accettare questa tradizione per diverse ragioni. Innanzitutto, nessuno dei Vangeli sostiene una cosa del genere. Tutti e quattro gli autori, infatti, scelsero di restare anonimi. L'avrebbero fatto se fossero stati testimoni oculari? possibile, certo, ma ci si sarebbe aspettati almeno che un testimone o un amico di un testimone avrebbe autenticato il suo racconto facendo appello alla propria conoscenza personale, per esempio raccontando le storie in prima persona singolare (<<Il giorno che io e Gesù andammo a Gerusalemme >>). Inoltre, sappiamo qualcosa dello sfondo delle persone che accompagnarono Gesù per la maggior parte del suo ministero. I discepoli sembrano essere stati dei contadini non istruiti della Galilea. Sia Simon Pietro sia Giovanni, figlio di Zebedeo, per esempio, stando a Marco (1,16-zo) erano pescatori, "non istruiti", cioè, letteralmente, non sapevano né leggere né scrivere (At 4,13). Ora è vero che i Vangeli non rappresentano la letteratura più elegante del mondo antico, ma gli autori avevano ricevuto un' istruzione superiore: per la maggioranza, scrivono un greco corretto. Due di loro potevano essere stati discepoli di Gesù? Anche in questo caso: è possibile. Gesù e i suoi apostoli, però, sembra che parlassero aramaico, la lingua comune fra gli ebrei di Palestina. Se sapessero parlare greco come seconda lingua è una questione su cui gli studiosi hanno dibattuto a lungo, ma quantomeno è chiaro che il greco non era la loro lingua madre. Gli autori dei Vangeli, invece, hanno padronanza del greco. Che cosa dobbiamo pensare? Che gli apostoli erano tornati sui banchi di scuola dopo la morte di Gesù, superando anni di analfabetismo? Che avevano imparato a leggere e a scrivere a un livello piuttosto elevato ed erano diventati bravi a comporre un testo in una lingua straniera, dopodiché si erano messi a scrivere i Vangeli? La maggioranza degli studiosi pensa di no. Forse un aspetto ancora più importante della paternità dei Vangeli è la prova che essi sembrano preservare storie che erano in circolazione da parecchio tempo. Questa osservazione si applica certamente per quelle narrazioni per cui nessun testimone oculare era evidentemente presente. Per esempio, se Pilato e Gesù erano soli al processo, come afferma Giovanni (18,28-19,16) e Gesù fu immediatamente mandato a morte, chi ha detto al quarto evangelista le parole esatte che Gesù aveva pronunciato? Un cristiano antico si sarebbe espresso con le parole che gli sarebbero parse appropriate all'occasione. Lo stesso principio si applica anche agli altri resoconti dei Vangeli. Tutti sembrano aver circolato con il passaparola fra i convertiti cristiani attraverso l'intero mondo mediterraneo. Uno dei nostri quattro autori, Luca, ci dice esplicitamente di aver usato fonti orali e scritte per la sua narrazione (1,1-4), e sostiene che alcune di queste fonti furono redatte da testimoni oculari. Il che solleva un'altra questione interessante. È possibile che gli autori, che per i loro resoconti hanno fatto un uso massiccio di fonti precedenti, siano stati loro stessi testimoni oculari? Supponiamo, per esempio, che Matteo sia stato davvero un discepolo che accompagno Gesù e sia stato testimone delle parole e delle azioni di Gesù. Per quale ragione prenderebbe quasi tutte le sue storie, a volte parola per parola, da un altro resoconto scritto (come vedremo)? In breve, a quanto pare, i Vangeli hanno ereditato tradizioni scritte e orali, come ammette lo stesso Luca, e queste fonti a loro volta fanno capo a tradizioni che erano circolate per anni, decenni perfino, fra le comunità cristiane per tutto il mondo mediterraneo.

 

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