TURCHESE
Questa pietra famosa per il colore a cui ha ceduto il nome, arrivava in Europa attraverso la Turchia ed è "pietra della Turchia" il significato di questo termine, il quale ha soppianto l'antico sinonimo greco Callaite, ovvero "pietra benna". L'appellativo di turchese, secondo alcuni, potrebbe derivare da Turchestan, in Persia, visto che la migliore qualità proviene, ancora oggi, dalle miniere di Nishapur, località situata nel Nord-Est dell'Iran. Altri giacimenti noti sono in Afghanistan, Australia orientale, Cina "Tibet", Israele, Tanzania e nel Sud-Ovest degli Stati Uniti. La tradizione la indica come la pietra che preserva dalle cadute da cavallo, cammello e persino dal lama. Plinio raccontando come veniva raccolta "in mezzo a rupi inaccessibili e ghiacciati" chiarisce una delle origini di questa affermazione: "…gli abitanti, che vanno a cavallo e sono pigri a camminare, non hanno alcuna voglia di arrampicarsi fin là, e inoltre li spaventa il pericolo; perciò aggrediscono le pietre…sporgenti in forma d'occhio e debolmente attaccate…da lontano, con le fionde, e le staccano via con tutto il muschio". L'usanza di attaccare delle turchesi alle briglie viene citata in molti antichi lapidari e non solo in riferimento ai persiani. Anselmus de Boot, medico presso la corte seicentesca di Rodolfo II di Germania, racconta nel suo trattato "Gemmarum et Lapifum Historia" la sua personale convinzione nell'affermare che questa pietra preservasse dalle cadute, in quanto egli stesso per ben due volte ne aveva constatato il potere. La turchese dell'anello si era rotta, ma il suo corpo era rimasto indenne. La turchese è popolare da millenni. Sono stati ritrovati un'infinità di monili antichi, alcuni dei quali con speciali iscrizioni apotropaiche che li rendevano amuleti (dal latino "amoliri", allontanare, quindi difendere). Fu famosa presso gli orientali come presso gli indiani d'America, usata nel Sinai dal 4000 a.C. come dai Maya, dagli Inca e dagli Aztechi. Si tratta di cristalli, aggregati o a grappolo, di fosfato basico idrato di alluminio e rame. La presenza dell'acqua che col tempo può evaporare e l'ossidazione del rame, in essa contenuto, spiega il virare dalla colorazione originaria di uno speciale azzurro al verde-mela. È porosa e facilmente deteriorabile a causa di calore eccessivo, essudazione, oli, cosmetici. Sarebbe meglio togliere qualsiasi gioiello con turchesi prima di bagnarsi o di spruzzarsi profumo, lacca, eccetera. La porosità fa indicare la turchese come "la spugna delle negatività": protegge dalle radiazioni di sostanze ed onde nocive, sia da un punto di vista strettamente fisico che psichico. È considerata un portafortuna per eccellenza contro il "malocchio", quell'influenza negativa definita nelle quartine settecentesche del "l'insigne letterato Nicola Valletta": "il malefico vapore". Sin dai tempi più remoti veniva usata come antidoto eccellente contro gli incantesimi e per curare la malaria. La forma e i pori della turchese, che con così grande evidenza "assorbe" ciò che è nell'aria, la fanno associare ai polmoni. Una migliore ossigenazione promuove la rigenerazione dei tessuti e l'assimilazione dei nutrimenti. La moderna sperimentazione ha verificato che l'entrata della turchese, attraverso il vortice Laringeo o attraverso i meridiani collegati con i vortici delle mani, tratta efficacemente il deperimento organico, l'anoressia e la malinconia che ne deriva. Il suo colore è considerato la "porta di maggior entrata" nella fascia dello spettro solare e la luce è il "ricostituente" fondamentale non solo per il fisico, ma per "tutti i corpi". L'apache Nod-ha-sti, Falco d'inverno, conferma che presso il suo popolo viene considerata un potente "healer" (letteralmente "guaritore"), un grande aiuto per uno sciamano che in meditazione assorbe col respiro, coadiuvato da questa pietra, le "proprietà sottili dell'aria", le quali a loro volta daranno il potere "nel soffio del medicine-man" di risanare, di riarmonizzare il malato. Nella tradizione apache è la pietra di "Ts'its'tsi'nako", esattamente è il respiro di "Donna Cielo", che "pensa" la creazione ed invita col canto le sue sorelle ad esistere. Possedere il suo respiro è avere un legame col Cielo, che aiuterà a bilanciare le emozioni. La turchese rappresenta anche lo spirito di tutti i "quattro zampe", gli animali. Gli apache offrono le turchesi al Nord, la direzione dell'inverno, quel periodo che rappresenta gli avi, la memoria genetica ed è a Nord che vanno consacrati gli oggetti rituali sacri. "Oheueyau! Grazie Nomad!". Gli indiani d'America di ogni tribù spiegano: "Portando la pietra duklij la mente si fonde con l'Universo, poiché il suo colore ci richiama alla presenza del Grande Spirito.